La voce del silenzio
photo © Elisa Bessega Film, Across Emptiness
di Ercole Giammarco
“La grande visione sistemica del mondo
ci aiuta a riconoscere la nostra ‘immersione’ nella natura,
supera la nostra alienazione dal resto della creazione,
e modifica il modo in cui noi possiamo fare esperienza di noi stessi
attraverso un processo di identificazione in continua espansione”.
Arne Naess, da “Ecology, community, lifestyle”
Across Emptiness è un breve documentario che descrive un’attraversata delle valli dolomitiche d’inverno, con sci e snowboard, durante il secondo lockdown. Disponibile in esclusiva streaming su Itaca on Demand.
Luca Albrisi, 40 anni, milanese, da venti anni emigrato in Val di Peio e poi in Val di Sole, in Trentino, è l’autore di questo cortometraggio.
“Il documentario è nato con l’obiettivo di esplorare ambienti non antropizzati per capire come preservare il loro ‘vuoto’ di uomini e arginare l’antropizzazione intensiva di altre aree montane, il loro ‘troppo pieno’. Poi la pandemia e il lockdown hanno dato un senso diverso a quello che la macchina da presa si trovava davanti: è stato naturale documentare cosa resta della montagna quando quel pieno artificiale viene a mancare, e quali sono le prospettive future di questo modello di sviluppo economico: valli e monti diventati ‘non luoghi’, la solitudine quasi distopica che si avverte quando i turisti vanno via, gli impianti si fermano, le piste restano vuote…”, spiega Luca al telefono.
È un racconto che, insieme alle atmosfere che ha saputo creare, pone delle domande precise su alcuni temi centrali legati all’ambiente alpino (peraltro facilmente estensibili in altri contesti).
photo © Elisa Bessega Film, Across Emptiness
Le Dolomiti, come buona parte delle montagne dell’arco alpino, negli ultimi decenni sono state oggetto di uno sfruttamento intensivo da “monocultura” sciistica.
Impianti di risalita, piste, sistemi di innevamento artificiale hanno cambiato i paesaggi, gli abitanti hanno perso il loro legame con tradizionali economie montane che respiravano in sintonia con l’ambiente naturale, le valli hanno subito le ferite orribili dell’edilizia speculativa e del consumo indiscriminato del suolo.
Il risultato è la trasformazione di molte località turistiche di montagna in “non luoghi”, cioè in posti che hanno perso completamente la loro forza identitaria, il legame con tradizioni e culture autoctone: insomma quelle cose che rendono un luogo diverso da un pezzo di territorio.
“Non-lieu” è un concetto inventato da un grande sociologo francese, Marc Augè. Lo applica ai grandi centri commerciali, agli outlet, alle sale d’aspetto… spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane. È il correlativo oggettivo spaziale dello spaesamento esistenziale che oggi viviamo, della grande solitudine che sentiamo mentre siamo insieme a tante persone, mentre scriviamo sui social davanti a un pubblico pressochè infinito che ci lascia comunque dannatamente soli.
photo © Elisa Bessega Film, Across Emptiness
Luca l’ho sentito al telefono e abbiamo fatto due chiacchiere. Mi ha colpito la sua gentilezza (rimango sempre tonificato nell’incontrare un essere umano gentile, non so voi ma io non ne trovo più tanti in giro) e la chiarezza delle idee che si è fatto su una serie di argomenti centrali per il nostro futuro, ma ormai anche per il nostro presente.
Non sono idee mainstream, anzi, diciamocelo, sono idee piuttosto radicali, ma il modo in cui le argomenta è pacato, privo di punte polemiche. Insomma quello che ci si aspettava da uno scambio di idee prima dell’avvento delle risse in diretta in tv e dalla violenza che ha reso i social (almeno secondo me) una palestra di non-pensiero (questa non è di Marc Augè).
Le riflessioni che nascono dalle immagini e dai bei testi del documentario sono state al centro della nostra telefonata.
Il pensiero di Luca è semplice: non solo lo sfruttamento intensivo del turismo sciistico ha ucciso l’anima della montagna e dei suoi abitanti, ma questo paradigma economico non ha futuro, perché la mancanza di neve è un fatto ormai cronico e perché la carenza di acqua e la guerra in corso per usarla è già un fatto, di cui si parla ancora troppo poco (…è il tema di un prossimo progetto di Luca).
Ma la riflessione di Luca non si ferma qui, né corre il rischio di assestarsi sulle posizioni astratte e poco concrete di tanto ambientalismo: la soluzione non è tornare alla vita nei boschi teorizzata da Henry David Thoreau, ma si trova in un equilibrio: fra preservazione dell’ambiente montano, modernizzazione e sviluppo economico che non si ponga contro le tradizionali economie rurali, ma proceda insieme a loro.
photo © Elisa Bessega Film, Across Emptiness
Dietro questo paradigma pieno di buon senso si cela un approccio filosofico che pone l’essere umano in un contesto che non è “altro da lui”, ma di cui è parte.
È la presa di coscienza che l’uomo non è al centro della natura, ma è parte di essa, e che preservarla vuol dire anche preservare la specie umana; è la presa di coscienza che l’individuo è parte di una comunità, che rappresenta la sua identità più profonda e la più bella possibilità di riscatto esistenziale. Luca me lo ha detto con maggiore capacità di sintesi: ”non ci può essere sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale”.
La prima cosa ce la dice Arne Næss, filosofo (e, non a caso, alpinista), uno dei padri del pensiero ecologista moderno. La seconda ce la dice Papa Francesco, a cui è chiaro che l’individualismo esasperato dei nostri anni ci rende profondamente infelici, oltre a fare danni enormi.
Come far stare cosi tanta roba dentro un video di 17 minuti? Luca Albrisi ci è riuscito, e ci è riuscito alla grande.
p.s. Se vi interessa approfondire come cambia la prospettiva dell’esperienza di montagna, seguendo questi principi, per chi, come noi, ama immergersi nel suo ambiente naturale, andate su www.theoutdoormanifesto.org. Troverete un “manifesto” redatto da Luca e dai suoi amici. E’ tanta roba.
photo © Elisa Bessega Film, Across Emptiness