Manta Ray Dance
photo © Andre Rerekura_"Manta Ray dance"
Una danza armoniosa tra una splendida manta e una donna: l’immagine simbolo dell’Ocean Film Festival 2024 ci immerge immediatamente nella magia delle acque e ci ricorda l’incanto di un rapporto armonico tra uomo e natura.
Nelle profondità dell’oceano, dove i misteri abbondano e la vita assume forme surreali, esiste una creatura che incarna eleganza, intelligenza e pura grazia: la manta.
Questi esseri maestosi hanno catturato il fascino degli appassionati di mare e degli scienziati.
L’immagine protagonista dell’Ocean Film Festival 2024 è un momento unico congelato nel tempo, catturato dal talentuoso fotografo dell’Australia occidentale Andre Rerekura, che ritrae Anouska Freedman, la sua compagna, che danza con una manta, mostrando lo straordinario legame tra gli esseri umani e queste incredibili creature.
La foto è stata scattata durante una spedizione di riprese a Coral Bay, sulla barriera corallina di Nyinggulu (Ningaloo), nel 2020. Andre Rerekura e Anouska Freedman erano in missione per documentare la danza di accoppiamento delle mante per il loro documentario “The Mating Game”. Questo spettacolo naturale coinvolge le mante femmine che vengono seguite da gruppi di maschi, a volte fino a 14, in un avvincente corteggiamento che a volte dura anche qualche giorno.
Le ore trascorse in acqua, seguendo queste magnifiche creature, hanno portato a momenti di rara intimità. In apnea accanto alle mante, i registi hanno osservato da vicino i loro comportamenti e le loro interazioni, stringendo un legame profondo con il mondo marino.
Andre Rerekura e Anouska Freedman_photo ©Andre Rerekura
Chiamata anche diavolo di mare, pesce diavolo, vacca marina o razza cornuta per via delle lunghe appendici carnose ai lati della testa che sembrano due corna (i lobi cefalici), la manta è uno dei più grandi pesci pelagici e deve il suo nome al caratteristico aspetto del corpo, simile ad un grande mantello. Nel sedicesimo secolo, infatti, durante i grandi viaggi di esplorazione, i navigatori spagnoli che la videro per la prima volta la chiamarono così dal termine castigliano “manta”, che significa mantello: vista dall’alto, infatti, questo pesce sembra essere un teloche fluttua con grazia nell’acqua, portata dalla corrente.
Le mante hanno grandi pinne pettorali triangolari che assomigliano ad ali; la loro apertura alare può superare anche i 7 metri e permette loro di scivolare senza sforzo nell’acqua con una grazia quasi eterea.
Sono animali filtratori che si nutrono principalmente di plancton e piccoli pesci. Per catturare le loro prede, le mante utilizzano speciali placche branchiali che formano un apparato filtrante.
Spesso cercano il plancton di cui si nutrono in superficie: con esperti e rapidi movimenti delle pinne cefaliche, convogliano verso la bocca una vorticosa corrente d’acqua, intrappolando le particelle di cibo ed espellendo l’acqua filtrata attraverso le fessure branchiali.
‘Manta Ray’_photo ©Andre Kaim
Le mante sono esseri senzienti dotati di elevate funzioni cognitive. Con il più grande rapporto cervello/corpo tra i pesci a sangue freddo, mostrano un’intelligenza simile a quella di delfini, primati ed elefanti. Alcuni studi suggeriscono che questi giganti gentili potrebbero persino riconoscersi negli specchi, un tratto indicativo di autocoscienza e di capacità cognitive complesse.
Ogni manta ha un disegno unico di marcature sulla superficie ventrale, simile a un’impronta digitale. Queste macchie distintive consentono ai ricercatori di identificare e seguire le singole mante, fornendo preziose informazioni sul loro comportamento, sui modelli di migrazione e sulle dinamiche della popolazione.
Mentre ci addentriamo nell’ipnotico mondo delle mante attraverso l’immagine simbolo dell’Ocean Film Festival World Tour, ci viene ricordato l’intricato legame tra l’uomo e la natura.
Attraverso la comprensione, l’apprezzamento e gli sforzi di conservazione, possiamo garantire che questi leggiadri giganti continuino a scivolare nei nostri oceani, incantando le generazioni a venire.